4×4, IN BICICLETTA, IN TRENINO O CON PERCORSI DI TREKKING,
SCEGLI COME VISITARE IL PARCO DELL’ASINARA
Se decidete di visitare questa parte di Sardegna, non potete rinunciare ad una visita all’Isola dell’Asinara. Situata di fronte a Stintino e all’Isola Piana, dalla quale è separata da un piccolo canale, chiamato Passaggio dei Fornelli, con i suoi 51,23 km² di superficie, l’Asinara ha conservato miracolosamente un ambiente naturale praticamente intatto, con una flora e una fauna uniche. Chiamata dai romani Insula Sinuaria per le sue sporgenze e rientranze, per un lungo periodo l’isola è stata utilizzata come ricovero per i malati in quarantena, fu anche isola di deportati etiopi in seguito alla Guerra d’Abissinia e carcere di massima sicurezza, rimanendo inaccessibile sino al 1999. Questo ha però consentito la conservazione dell’ambiente ed ha limitato lo sfruttamento del territorio e il suo popolamento.
Oggi infatti l’Asinara è Parco Nazionale, un’area naturale protetta che ospita animali in estinzione, come il famoso asinello bianco, il muflone e una ricca avifauna. Ogni giorno possono visitare l’Isola 300 persone al massimo e in alcune zone è inoltre vietata la balneazione e l’immersione.
Potrete scegliere di visitare il parco in diversi modi: in 4×4 con un percorso guidato e soste in punti panoramici; per tutta la famiglia, l’ideale è visitare l’Asinara a bordo del trenino turistico, dal quale sarà possibile ammirare le bellezze del Parco, da Fornelli a Cala d’Oliva, comodamente seduti.
Se siete degli sportivi e amate il contatto con la natura, il trekking o la mountain bike rappresentano il modo migliore. Gran parte dell’isola è percorribile in bicicletta su sentieri ben segnalati e con l’ausilio di mappe, potrete così visitare il Castellaccio, e le varie Cale, da Cala Reale a Cala D’Oliva, sino a Cala Sabina e Cala Giordano.
Il Parco dell’Asinara è facilmente raggiungibile ogni giorno dal Porto Nuovo di Stintino o da Porto Torres, dove si possono si possono acquistare i biglietti dei traghetti per l’isola.
Foto di: Ramon Boersbroek https://www.flickr.com/photos/ramonboersbroek/